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Con una notevole prontezza di riflessi la sua accompagnatrice pigiò sul pedale dell'acceleratore e, contemporaneamente, sterzò con violenza, colpendo la motocicletta. Il poliziotto perse l'equilibrio, facendo sì che il suo veicolo ruotasse sul suo asse, andando a sbattere contro un'auto parcheggiata e costringendolo a fermarsi.

Rapidamente passarono attraverso una zona trafficata, abbattendo una fila di paletti e si infilarono a tutta velocità nella strada successiva sulla sinistra, evitando il semaforo rosso.

Guardando dietro Sandwell vide che il poliziotto in moto aveva ricominciato l'inseguimento. Con una mano sul manubrio della moto e con l'altra sulla sua arma, si riavvicinò di nuovo alle loro spalle. La donna premette sul pedale dell'acceleratore e l'auto scattò in avanti.

Circa duecento metri più avanti, la strada cominciava una lunga curva sulla destra, con una strada molto più stretta che andava perpendicolarmente sulla destra. La donna esitò ma all'ultimo secondo girò il volante e l'auto si infilò a tutta velocità nella stradina. Il carabiniere girò nella strada a meno di quindici metri dietro di loro mentre lei si dirigeva alla massima velocità verso l'uscita.

Troppo tardi notò poco più avanti a loro un piccolo camioncino con una tela cerata che svolazzava in tutte le direzioni e ostruiva il passaggio. Pigiò sui freni con forza ma all'improvviso l'angelo di Sandwell vide uno spiraglio e si infilò con la Fiat nella corsia opposta, superando il camioncino. Visto che arrivavano delle auto in senso opposto, il poliziotto fu costretto a frenare con forza per evitare di finire sotto al camion.

"Credo che lo abbiamo finalmente seminato," urlò Sandwell, vedendo che la motocicletta era intrappolata tra il camion e il traffico.

Si avvicinarono a un incrocio trafficato duecento metri più avanti dove alcune persone stavano attraversando la strada. Sandwell si aspettava che rallentasse, ma lei proseguì alla massima velocità, e i pedoni si sparpagliarono come uno stormo di piccioni spaventati.

"Attenta!"

L'urlo di Sandwell sembrò non avere alcun effetto su di lei, perciò afferrò il volante e riuscì ad allontanare l'auto da un pedone che, grazie a lui, riuscì ad attraversare incolume la strada.

"Ehi! Stai attenta a dove vai! Vuoi uccidere qualcuno?"

Con l'ampia strada davanti a loro Sandwell sapeva che, se i poliziotti fossero apparsi di nuovo, sarebbero stati un facile bersaglio, Ma non c'era nessuno nello specchietto retrovisore. Sembrava fossero in salvo.

"Puoi guidare un po' più attentamente ora?" la pregò. "Lo hai seminato."

In quello stesso momento udirono uno sparo provenire dalla sinistra e all'improvviso la macchina cominciò a ondeggiare. Sandwell piantò con forza i talloni sul pavimento dei veicolo.

"Il poliziotto. É tornato!" Urlò, vedendo il motociclista arrivare verso di loro da una strada laterale.

"Doveva conoscere una scorciatoia!" urlò la donna di rimando.

Di nuovo risuonò uno sparo. L'auto iniziò a zigzagare, colpì il cordolo di un marciapiede e ci salì sopra.

"Credo che abbia colpito un pneumatico!" urlò ancora lei. “Tieniti!"

Non c'era nulla che lei potesse fare per evitare un disastro. Non più controllabile l'auto colpì una grossa recinzione in acciaio, fermandosi. La donna riuscì a uscire dai rottami, seguita da Sandwell.

"Laggiù," urlò lei. "Conosco un posto dove possiamo essere al sicuro. Vieni con me!"

Sapendo che restare vicino all'auto sarebbe stato un suicidio, Sandwell iniziò a correre. Due isolati e quasi duecento metri più avanti dovette fermarsi, completamente senza fiato. Cercò a destra e a sinistra la donna che era stata davanti a lui di pochi metri ma sembrava fosse scomparsa. Non vedendone alcuna traccia decise di nascondersi dietro a una fila di auto parcheggiate.

"Di qua!"

Era la donna che lo chiamava. La sua voce proveniva da una profonda nicchia su un muro che lui aveva superato senza notarla. Senza emettere alcun suono, la donna aprì il cancello in ferro battuto dietro a cui stava, permettendo a Sandwell di scivolare attraverso l'apertura.

"Cosa è questo, dove siamo?" chiese.

"Sei in uno dei posti più sicuri di tutta Roma," bisbigliò lei. "Nessuno ci troverà mai qui."

Con cautela Sandwell la seguì, ignaro di quello che lo aspettava all'interno.

Lei lo condusse in basso lungo una rampa di scale verso quella che sembrava una grotta, illuminata da una dozzina di lampadine. Più di qualsiasi altra cosa, sapendo che era di nuovo sotto terra, Sandwell desiderò di tornare subito indietro, in superficie. Mentre discendevano ancora, l'aria cominciò a diventare più umida. Si sentì come se qualcuno gli avesse gettato una spugna in faccia.

"Dove mi sta portando?"

“Verso una via di fuga. Non preoccuparti. Sei nelle catacombe più famose di Roma, le catacombe di San Lorenzo, dette anche di ‘Ciriaca.’ In questo luogo i primi Cristiani sono stati martirizzati. Oggi è parte integrale di uno degli itinerari turistici attraverso Roma."

Vide l'espressione allarmata sul suo volto.

"Tranne questa parte, quindi per favore smettila di sembrare terrorizzato. La sezione dove siamo ora è stata scoperta solo recentemente e non è aperta al pubblico. E non accadrà mai perché è proprietà privata."

Sandwell colse l'occasione per cercare di scoprire di più.

"Ottimo. In tal caso questo è un posto perfetto perché tu mi dica chi sei. Per quanto tempo mi hai seguito e perché? Vorrei anche sapere come fai a sapere quello che sto trasportando. Avanti, dimmi!"

Alla luce di una singola lampadina scoperta, si rese conto che la sua rapitrice era decisamente attraente. Con un gesto elegante si sciolse i suoi lunghi capelli neri e li gettò oltre le spalle.

"Il mio nome è Raffaella Fabbri," disse, porgendogli la mano. "Ho cominciato a seguirti da questo pomeriggio. So che la polizia ti sta inseguendo. Posso vederlo?"

Indicò il rigonfiamento sotto alla sua giacca.

"Non ancora," replicò lui. “Prima voglio che tu risponda alle mie domande."

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