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I cancelli dell'Inferno rimasero chiusi. Sandwell saltò oltre il cofano della Fiat mentre passava, riuscendo a evitare di ferirsi. Quando si guardò alle spalle, vide la Cinquecento colpire il paraurti dell'auto della polizia, lasciare segni di frenata sull'asfalto e fermarsi. Scioccato e curioso di scoprire l'identità del guidatore, Sandwell si avvicinò e sbirciò dentro alla Fiat. Fu sorpreso di vedere una donna dietro al volante. La donna sembrò ignorare i due poliziotti.

"Americano! Per favore, sali in auto!” urlò, gesticolando. “Veloce! Sali in macchina!"

Sandwell non aspettò. Con un movimento si lanciò vicino a lei e la Fiat si precipitò all'indietro, di nuovo sulla strada lasciando alle loro spalle De Angelis e un poliziotto molto confuso.

I poliziotti non persero tempo e molto velocemente si misero all'inseguimento.

Alla massima velocità, con l'Alfa Romeo della polizia alle calcagna, la piccola Fiat sfrecciò attraverso le strade del centro di Roma. Salendo sui marciapiedi e superando le auto a destra e a sinistra, riuscirono ad aumentare la loro distanza dall'auto della polizia fino a quando raggiunsero un incrocio dove il semaforo divenne rosso. La donna spinse a tavoletta sull'acceleratore, tirò il freno a mano e fece una brusca svolta a sinistra portando di forza l'auto fuori dalla carreggiata. Manovrò con abilità tra due paletti e sbucò sulla parte più distante della strada lasciando alle loro spalle tutto il resto del traffico, Alfa Romeo compresa.

Sandwell diede un'occhiata al tachimetro: novantasei chilometri all'ora. Decisamente troppo per quelle strade!

L'Alfa Romeo non si vedeva da nessuna parte. Senza ridurre la velocità, superarono un altro incrocio, ignorando i semafori. Al bivio successivo, una rotonda, ridussero la velocità, si infilarono in una strada stretta che andava dritta in un garage e, all'improvviso, si fermarono.

Sandwell osò respirare di nuovo per la prima volta da quando era iniziato l'inseguimento.

"Qualunque sia il tuo nome, chiunque tu sia, grazie," urlò. "Forse non te ne se resa conto, ma mi hai salvato la vita."

"Lo so," disse la donna con una voce sensuale. "É la tua serata fortunata!"

Le sue lucide labbra rosse e i suoi orecchini appariscenti brillavano alla luce di una finestra illuminata, facendo venire uno strano pensiero a Sandwell. Era mezzanotte passata ed era stato raccolto su una strada pubblica da una donna sconosciuta.

"Mi dispiace," replicò arrossendo. "Se vuoi che io venga con te non posso. Prima di tutto, non ho denaro con me e non—"

"É il tipo di persona che fa cose del genere?" lo interruppe lei. "Non era questo che volevi dire?"

Vide le sua guance avvampare.

"Conosco il tuo problema, signorino. Non devi scusarti con me."

La sua risposta non lo mise per nulla a suo agio. Lei lo guardò con un misto tra compassione e colpa.

Improvvisamente, sorrise.

"Sembra che tu pensi che io sia una battona. Beh. Lascia che ti dica che hai torto. Ma non importa," alzò le spalle. “Gli uomini, dopo tutto, sono così. Inoltre ti avevo già visto prima oggi.”

Sandwell pensò a qualcosa da dire ma non gli venne in mente nulla. Al bagliore rosso delle luci del cruscotto diede un'occhiata migliore a quello che stava indossando la sua salvatrice, un abito dall'aspetto molto costoso color antracite contornato con increspature rosso carminio, un tipo di abbigliamento molto ricercato per una prostituta.

"Okay," disse lei con un inglese dall'accento molto forte. "Abbiamo cinque, al massimo dieci, minuti prima che i poliziotti ci trovino, perciò dobbiamo tagliare corto. Ti ho salvato dalle grinfie dell'ufficiale di polizia più pazzo e pericoloso di Roma, ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come puoi aver notato. Il furto con scasso in una chiesa in Italia ti può costare almeno dieci o venti anni. Nel tuo caso forse anche di più."

Sandwell ne fu scioccato.

"Non ero lì per rubare, volevo parlare con qualcuno."

"Lo so. Non fare lo sciocco ignorante. Sei uno straniero. Usa il cervello."

Sandwell iniziò a pensare.

"É per questo motivo che mi hai salvato?"

"No. Stavi per essere arrestato e rinchiuso ed è questo che volevo evitare. Ma per essere chiara, non sono così interessata a te ma a quello che stai portando con te. Lo stava per riportare nel posto a cui credevi appartenesse, giusto? Un grave errore, che mi costretta a intervenire."

Sandwell pensò di stare impazzendo. Gli sembrò di essere finito in un'altra trappola. Questa donna non solo sapeva chi era ma anche cosa stava trasportando.

"Okay," sospirò sfinito. "Chi è ?"

"Chi è cosa? Cosa intendi con chi?"

"Il signor sapientino. La mente malata che si è preso la briga di trovarmi e di costringermi a giocare a questo gioco. Molto intelligente. Come ha fatto? Intercettando i dati dal mio cellulare? Dove è?"

"Non so di cosa tu stia parlando."

Per un attimo fu sul punto di perdere la pazienza. "Devi conoscerlo bene altrimenti non saresti stata così veloce a salvarmi. Certo, tu sei solo un'altra giocatrice che ha scoperto che io sono quello che stanno inseguendo tutti. Congratulazioni! Ora cercherai di rubarmi quello che sto trasportando. Fuoco?"

Un debole sorriso comparve sulla bocca della donna.

"Solo fuochino. Ha ragione, sono una giocatrice, sì. Per quanto riguarda l'oggetto sapevo già della sua esistenza. Tu sei semplicemente una pedina in tutto questo. Ma non lo siamo tutti?”

Il suo tentativo di smascherare la sua rapitrice si stava rivelando difficile.

"Perciò, sai chi c'è dietro a tutto questo."

"Sì, ma non è quello che pensavi. Ti darò un suggerimento, non preoccuparti di cercare di capire immediatamente quello che ti è successo. C'è di più che io so e tu no, è chiaro?"

All'improvviso Sandwell si ricordò, la donna nel teatro. Indossava gli stessi vestiti e aveva gli stessi lineamenti per quanto riuscisse a vedere.

Questo è folle.

"Dovremmo andare," disse lei con calma. “Sembra tutto tranquillo fuori."

Nel momento in cui uscirono dal garage una motocicletta dei Carabinieri li affiancò. Il guidatore in uniforme rimase vicino a loro, sbirciando all'interno dell'auto. Sandwell lo vide prendere la pistola.

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