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Sandwell deglutì e quasi si soffocò con la sua saliva.

"Cosa? Mi stai dicendo...scusami, che il cardinale è tuo zio?"

Lei annuì. "Quando hai finito di tossire: la risposta è sì e per l'ennesima volta: non sto mentendo. Non so veramente neppure perché tutto questo sia accaduto a te. Mi dispiace."

Sandwell non rispose direttamente.

Perciò, è per questo che ha continuato a seguirmi!

"Senti, non sono pazzo. So che mi hai seguito per tutta la notte. Faust me ne è testimone. Quello che voglio sapere è cosa speri di ottenere perseguitandomi. Il motivo è il libro?"

Raffaella arrossì.

"Intendi questa sera all'opera? La mia presenza lì non conta. Anche a me piace l'opera. Dopo tutto, non sapevo che tu eri seduto lì."

"Giusto. Ed è per questo che mi dirai cosa sta succedendo. Mi sembra che tu ne sappia di più."

"Potrei saperne quanto te, tranne forse alcune poche cose di minore importanza di cui tu non sei ancora a conoscenza, te lo giuro."

"Ottimo. Se è così, allora, perché mi hai seguito?"

La sua domanda sembrò irritare la bella italiana.

“Maledizione! Di nuovo. Non ti ho seguito di proposito, volevo solo sapere cosa c'era nell'armadietto, nulla di più."

"Perché? Chi vuole saperlo? Tu? O il creatore di questo stupido gioco?" Per un momento ebbe paura che potesse schiaffeggiarlo, ma invece gli rispose.

"No, sì, in realtà ci deve essere mio zio dietro a tutto questo. L'ho visto, per pura coincidenza, alcune settimane fa vicino alla stazione. Era da solo, senza il suo autista e questo l'ho trovato strano. Non andava mai senza di lui a causa dell'operazione all'anca che aveva avuto qualche anno fa. L'ho seguito e quando l'ho visto mettere qualcosa in uno degli armadietti mi sono insospettita. Non gliel'ho mai chiesto ma ho avuto il sospetto che fosse qualcosa di importante. Ora, sembra che fosse molto importante."

Il suo racconto lo rassicurò in qualche modo.

"Non hai ancora risposto alla mia domanda: cosa rende questo libro così importante?"

"Te l'ho detto. É la prima guida di Roma, stampata una sola volta, secoli fa. Per un lungo periodo è stata nelle mani dei Gesuiti. Se quella che hai è l'originale, vale una fortuna.”

“Perché?”

“Perché è la prima. Inoltre contiene un codice."

"Che codice?"

"Un segreto, racchiuso in un testo nascosto. Questo è tutto quello che so anche io. L'ho letto da qualche parte ma ora lo vedo io stessa. Incredibile."

"Incredibile?"

Lo guardò interrogativamente.

“Non importa. Il tuo volto mi dice che non ne sei ancora consapevole e questo mi dice che sei all'oscuro di tutto. Mi dispiace sia stato coinvolto nella morte di mio zio."

"Va bene, aspetta! Perciò sapevi di tuo —"

"Della sua morte? Sì. É stato ucciso. Sei stato da lui, vero?"

Sandwell rivide il corpo nel seminterrato. Il pensiero dell'effetto devastante che avrebbe fatto su di lei il vedere suo zio, fu abbastanza per riportarlo alla realtà. Il fatto che lei sapesse che lui aveva visto il suo corpo non era un motivo per restare stupito più a lungo.

"Sì,’ confermò. “Un patologo ha certificato che è stato —"

"Avvelenato," disse lei con calma.

La sua risposta lo stupì. "Come fai a sapere tutto questo? Dopo tutto, non eri lì."

Lei alzò le spalle. “L'avvelenamento è il modo con cui un cardinale uccide un altro cardinale. Nessuno a Città del Vaticano è abbastanza sacro per sfuggire alla possibilità di essere eliminato."

Un'idea degna di nota, pensò Sandwell. Questa donna parlava una lingua che non era abituato a sentire e non era solamente l'italiano. Il fatto che lei stessa fosse coinvolta in questo genere di cose era degno di nota.

Ricordò qualcosa.

"Forse questo significa qualcosa per te? L'ho trovato dentro al libro."

Prese la carta e gliela diede.

"Si tratta di scrittura allo specchio," rispose lei sorpresa. "Sai cosa dice?"

"No, mi dispiace. Non capisco o leggo molto bene l'italiano. Lasciamo perdere se è al contrario."

Raffaella prese uno specchietto per il trucco dalla sua borsetta e lo piegò ad angolo contro la carta.

"Ecco qui. É in inglese."

Sandwell si animò.

"Un testo molto stimolante," rise. "Farebbe meglio a leggerlo."

Le prese la carta e lo specchietto e lesse:

‘Epochal dips: A Satan is us!’

Riprese il foglio da Sandwell che la fissò completamente stupefatto.

Datemi un momento e mi sveglierò da questo sogno.

"Qual è il problema?" chiese. "Qualcosa non va?"

"No, non del tutto," rispose laconicamente. "Forse una lieve forma di pazzia che non avevo visto arrivare."

Ripetendo le parole alcune volte glielo restituì.

"Mi dispiace. Non ho idea di cosa significhi ma se me lo chiede mi sembra piuttosto apocalittico, come la fine di un'era perduta. Sembra che Satana giochi un ruolo in tutto questo."

"Ne sei sicura? Personalmente lo considero un avvertimento per qualcosa che avverrà presto,” replicò. “come una predizione, come l'arrivo di un profeta come Nostradamus, annunciata dall'arrivo di Satana, Baal, anti-dio o come le persone chiamavano il male. Nonostante questo, non credo che si sistemi in un posto diverso da quello che attualmente occupa l'Onnipotente."

"Al posto di, intendi?"

"Che altro? Lui, Satana, lottava per mettersi al posto di Dio cercando di gettarlo dal suo trono."

"In tal caso spero abbia torto. Deve rendersi conto che è stato un gesuita di quarto grado che ha scritto questo."

Lui la guardò incredulo. "Come lo sai? Voglio dire, come sai che è stato scritto da un gesuita? E cosa è un quarto grado?"

Lei sorrise misteriosamente. "Semplice. Conosco questa scrittura. É di mio zio. Nessuno scrive come lui. Guarda, le lettere sono proprio come note musicali. Vede la ‘R’? Molto arricciata. Senza dubbio opera di mio zio. Se non per —"

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