Читать книгу Le Laude secondo la stampa fiorentina del 1490 - Jacopone da Todi - Страница 8
VII
De pericoli che intervengono a l’uomo
che non guarda bene el viso ed altri sentimenti
ОглавлениеO frate, guarda ’l viso,—se vuoi ben riguarire!
ca mortal ferite a l’alma—spesse fiate fon venire.
Dal diavolo a l’alma—lo viso è ruffiano,
e quanto può se studia—de mettergliela en mano;
se ode fatto vano,—reportalo a la corte;
la carne sta a le porte—per le novelle audire.
Audita la novella,—la carne fa sembiaglia
e contra la rascione—sí dá grande battaglia,
e suo voler non smaglia—con la voglia emportuna;
se trova l’alma sciuna,—fallase consentire.
Conscienzia resiste,—demostra lo peccato:
—Dio ne siría offeso—e tu siríe dannato.—
Lo corpo mal vezato—risponde com’è uso:
—Dio sí è piatuso,—lo me porrá parcire.—
La veretá risponde:—Tu alleghi falsamente,
ché Dio mai non perdona—se non è penitente;
pentir sofficiente—non l’hai in tua redetate;
partirte dai peccate—con verace pentire.—
La carne dice:—Io ardo,—non lo posso portare,
satesfamme esta fiata,—che me possa posare;
vogliote poi iurare—de starte sempre suietta;
sirò sí casta e netta—che te sirá em piacere.—
Responde la ragione:—Seríe detoperata,
e poi da omne gente—seríe sempre adetata;
ecco la mal guidata—confusion de parente,
che fa tutta sua gente—con gran vergogna gire!—
Lo diavolo ce parla—ed ensegna:—Questa posta
tu la puoi far occulta,—d’omne gente nascosta;
passa questa giostra,—nullo pensar facciamo;
se piú lo ’nduciamo,—tosto porri’ empascire.—
Tanti sono li tumulti—e gli émpeti carnale,
che la ragion tapina—s’enchina a quisti male;
doventa bestiale—e perde omne ragione;
tanta confusione—non se porría scoprire.
Da poi ch’è caduta,—conscienzia è mordace;
l’acqua e lo vento posa,—de stimolar non tace!
lo cor perde la pace—e perde l’allegreza
e viengli tal tristeza,—non si può reverire.
Sospicasi la misera—che ’l saccia omnechivegli;
se vede gent’ensemora,—pensa de lei pispigli;
se gli vol dar consigli,—non par che ci aian loco;
perdut’ha riso e ioco—ed onne alegrez’avere.
Borbotanse le cose,—le gente a pispigliare;
li parenti sentolo,—coménzate a lagnare;
lo cor vorría crepare,—tant’ha ’lbergate doglie!
tentat’è de rei voglie—de volerse perire.
Lo diavolo ce rieca—mala tentazione:
—Que fai, detoperata—d’onne tua nazione?
Questa confusione—non è da comportare;
molte fa desperare,—en mala morte finire.—
Guarda, non glie credere!—ché gionge al mal el peio;
ché questa tua caduta—sí pò aver remeio;
contra te fa asseio—de volerte guardare,
con pianto confessare;—sí porrai reguarire.
Vedete li pericoli—con breve comenzate,
che nascon gli omicidii—e guastan le casate;
guardateve a l’entrate—che non entre esto foco!
si se cce anida loco,—nol porrai scarporire.
Or vedete el frutto—del mal delettamento:
l’alma el corpo ha posto—en cotanto tormento;
síate recordamento,—frate, la guarda fare;
se vòi l’alma salvare,—non ce stare a dormire.